Lo stile di vita dedito al bello e al lusso tipico dell’epoca Heian (794-1185) ha molto aiutato l’arte giapponese ed in particolare quella culinaria tanto da inspirare gli specialisti addetti alla preparazione del cibo, portandoli a creare vere e proprie opere d’arte. In questo periodo e in quello successivo (Kamakura 1185-1333) tale stile di cucina è stato protagonista di sontuosi banchetti imperiali ai quali partecipavano spesso anche i samurai. Solo nel periodo Edo (1615-1868) quest’arte venne introdotta per preparare il pasto che accompagnava la cerimonia del ChanoYu, speciale momento di condivisione.
La cerimonia del tè può durare quanto si desidera, ma il tempo necessario per vivere questa esperienza con la pace necessaria è di almeno una mezza giornata. Il tempo viene scandito da tre successive e differenti preparazioni del tè: un pranzo kaiseki, un servizio di tè forte koicha, un servizio di tè leggero usucha. Tra queste preparazioni esistono pause di relax in giardino o nella stanza adiacente ed è interessante notare come il maestro non beva e non mangi mai durante il corso della cerimonia: il suo compito infatti è quello di seguire gli ospiti e assicurarsi che la conversazione sia perfetta e fluida e tutto proceda al meglio; mai dovrà sembrare che stimoli la conversazione artificialmente e mai la sua voce dovrà sovrastare quella degli invitati, ma gli sarà chiesto semplicemente di aggiungere una parola o due per mantenere la piacevolezza del discorso.
KAISEKI
Kaiseki è il nome della pietra che i monaci zen erano soliti appoggiare sullo stomaco per bloccare i crampi della fame. Questo è il termine con cui viene chiamato il primo pasto servito in occasione della cerimonia del tè: piccole delizie per gli occhi e per il palato poste in ciotole di dimensioni ridotte, scelte con cura. L’abilità dei cuochi si esprime nel presentare queste pietanze su delicati e costosi piatti e nell’abbinare colori, forme e sapori in maniera assolutamente personale. La cultura della ceramica in Giappone riesce qui a toccare i massimi livelli espressivi. Ogni maestro segue pochi e selezionati allievi a cui insegna le disciplina del gesto, la pace del cuore e la tecnica nel saper riprodurre le opere di altri grandi che lo hanno preceduto. Solo dopo molti anni di apprendistato darà loro la possibilità di esprimersi liberamente. Ecco che quello che rappresenta una tazza da tè va ben oltre il suo semplice utilizzo: esistono tazze da Matcha che arrivano a costare anche qualche migliaia di euro.
Il kaiseki-ryori è caratterizzato da una serie di piccole e numerose portate simili ai mise-en-bouche occidentali che vanno dall’antipasto al dessert e il cui scopo ultimo non è la varietà dei piatti ma quello di rievocare sulla tavola il ciclo della natura. Questa speciale forma d’arte coinvolge non solo il gusto e la vista ma anche l’olfatto e il piacere dell’armonia che si realizza grazie all’accurata scelta di stoviglie dai colori e dalle forme (Oribe, Raku o Kyoyaki, ad esempio) attentamente studiate e portate all’ospite ad intervalli regolari atti a creare una raffinata aspettativa.
Senza dubbio ai tempi di Sen-Rykiu , il maestro era arrivato a semplificare quest’elaborazione estetica del cibo cercando maggior semplicità e raccomandando di non preparare più di 5 portate con due preparazioni extra condivise da tutti i commensali. Una portata era sicuramente di riso, poi veniva il brodo con il limone, il pesce scottato con lo zenzero e poi l’insalata di alghe con uova di pesce e funghi stufati. Le due portate condivise potevano essere una mousse di pesce e una portata dolce a base di frutta secca e dolcetti di pasta di fagioli.
KOICHA, IL TE' FORTE
Dopo il pranzo principale gli ospiti si ritirano in giardino o nella stanza attigua, per ritornare solo quando il tè forte può essere servito. Per iniziare questa parte della cerimonia il maestro deve cambiare la carbonella che tiene in caldo il braciere e attendere che l’acqua sia nuovamente calda. Prima della preparazione del tè il maestro offre alcuni deliziosi dolcetti chiamati wagashi che sono preparati con una pasta dolce di fagioli e farina di riso. Questi dolcetti vengono preparati con abilità e maestria seguendo la tradizione simbolica delle stagioni e dei fiori che il clima fa nascere. Il loro sapore dolce e indefinito è studiato con lo scopo preciso di preparare il palato ed accogliere un sorso del forte tè Koicha che custodisce inevitabilmente nel suo liquore una nota amara.
Per preparare questo tè occorre scegliere la migliore qualità di tè in polvere Matcha disponibile sul mercato. Koicha è un tè che viene condiviso e bevuto utilizzando una sola tazza per tutti gli invitati e dunque il maestro dovrà preparare correttamente le dosi per tutti.
Non è sempre facile scegliere, soprattutto oggi che questa polvere di tè viene utilizzata anche in pasticceria. Ecco qualche consiglio: il suo colore deve essere brillante e vivace e il suo profumo dolce e al tempo stesso salato; è inoltre preferibile acquistarla sottovuoto e conservare il prodotto in frigorifero, ben sigillato. Al palato il suo sapore deve essere deciso e persistente, al primo sorso deve ricordare il mare con forti punte iodate ma quello che deve poi lasciare in bocca è un’inebriante dolcezza.
USUCHA, IL Tè RILASSANTE
La preparazione del tè leggero è il momento conclusivo della cerimonia. Il maestro con gesti precisi si appresta a preparare un tè leggero offrendo una tazza ad ogni invitato. Si tratta di un momento davvero rilassante e spensierato che inizia con l’offerta di piccole caramelle higaschi composte da zucchero in polvere pressato in raffinatissimi stampini a forma di foglia o fiore. Questo tè è preparato utilizzando solo due cucchiaini di polvere per due dita di acqua bollente. Grazie al frustino in bambù il maestro preparerà una speciale Spuma di Giada e gli ospiti potranno berne a volontà anche se l’etichetta normalmente non prevede più di due tazze.
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